SMEM: expectation and challenges | Lo sbarco sui social dei Vigili del Fuoco

24 novembre 2016

Partecipare ai lavori del convegno “SMEM: expectation and challenges”, organizzato dal Dipartimento Nazionale di Vigili del Fuoco non è stata solo una questione di passione per la tematica o curiosità professionale. Volevamo accogliere di persona lo sbarco sui social dei Vigili del Fuoco.

Si, perchè proprio i Vigili del Fuoco e in particolare gli uffici, il piazzale e i mezzi del comando provinciale di Palermo sono stati la prima casa di CrisisLab quando nel 2008, come operatori del servizio civile, eravamo impegnati nelle attività di caserma all’interno di un contesto ricco di umanità, coraggio e quasi sempre poche, pochissime parole a raccontarlo.

Sono trascorsi 8 anni da quando un dispaccio letto per caso riportava l’organizzazione di un convegno a Roma dal titolo La comunicazione in situazioni di crisi: istituzioni e mass-media di fronte all’evento.

Il contenuto di quella mail ci diede l’impressione che era in corso una riflessione sulle sfide comunicative del corpo dei vigili del fuoco, anche se non venivano presi ancora in considerazione i social media.

Immersi nella routine fatta di vigili in attesa, telefoni in sala operativa e sirene che invitavano le squadre alla partenza, spesso ci siamo chiesti se anche questo mondo sarebbe stato stravolto dai nuovi strumenti di comunicazione e come l’istituzione avrebbe potuto ripensare al suo modello di interazione con i cittadini.

Sono state proprio quelle riflessioni a spingerci sul percorso che ci ha portato a studiare il protocollo SMEM, le potenzialità dei social media in relazione alle crisi ed infine a progettare la nascita di CrisisLab.

Gli ingredienti per assistere a un incontro di sicuro interesse sono stati confermati nell’articolazione e nello svolgimento dei lavori moderati nella prima parte da Stefano Marsella e nella seconda da Uberto Delprato.
L’apertura della conferenza ha visto protagonista il professore Pietro Maria Putti, docente di diritto al Politecnico delle Marche, che ha approfondito gli aspetti legali nell’utilizzo dei social per la comunicazione del rischio, di particolare importanza per l’ente pubblico che si pone l’obiettivo non solo di comunicare agli utenti, ma di instaurare un dialogo con questi ultimi per acquisire dati e indicazioni valide per indirizzare la gestione del post emergenza e delle operazioni SAR.

Gli interventi successivi hanno avuto come oggetto alcuni casi studio e best practice del panorama europeo e mondiale, considerabili come benchmark in ambito di studio e attuazione del protocollo SMEM.
Alessandro Annunziato della Disaster Risk Management Unit del Joint Research Centre, ha illustrato l’esperienza del GDACS, portale di disaster alerting che informa h24 sulle emergenze in corso nel mondo, mostrando l’analisi delle conversazioni emerse su Twitter in seguito al terremoto e allo tsunami che ha interessato la Nuova Zelanda il 13 novembre scorso.

Un’altra tecnologia presentata è quella dell’European Media Monitoring Engine utilizzato come strumento di monitoraggio e filtraggio dei social.
L’operatività di entrambe le piattaforme conferma l’importanza fondamentale dei messaggi inviati dagli utenti dei social nelle fasi di crisi che possono risultare strategici per gli enti preposti al soccorso.

Esperienze analoghe nell’integrazione europea delle comunicazioni di emergenza sono quelle relative al numero unico di emergenza 112, esposte da Iratxe Gomez Susaeta, direttore operativo di EENA che ha prodotto a riguardo una serie di dati interessanti sull’utilizzo da parte dei cittadini europei delle piattaforme sociali nei casi di emergenza.

Il social più famoso per questo scopo è certamente Twitter, e l’intervento in video conferenza della responsabile per le politiche pubbliche di Twitter Europa, Ermine Etili, non ha fatto che confermare l’utilizzo crescente della piattaforma da parte delle agenzie pubbliche.

Le potenzialità sono state illustrate in relazione a diverse tipologie di criticità, affermando la versatilità dello strumento impiegato dalle comunità con logiche di auto organizzazione e resilienza e dagli enti, mediante applicazioni ad alto impatto sui territori, come vi abbiamo testimoniato negli ultimi mesi per i casi studio della Protezione civile Indiana  e del progetto Gaugemap condotto dall’Enviroment Agency in Gran Bretagna.

Ci ha sorpreso la sezione del convegno dedicata ai fondi messi a disposizione dall’Europa per la ricerca sulle tematiche SMEM e per lo sviluppo di applicativi di monitoraggio e validazione delle informazioni provenienti dalla rete.
Angelo Marino della REA (Research Executive Agency dell’Unione europea) ha mostrato i dati spiegando come i contributi investiti, tramite le call FP7 e Horizon2020, sui progetti con questi obiettivi hanno superato i 50 milioni di euro negli ultimi5 anni.

Su questo ambito già un paio di mesi fa avevamo dedicato una ricerca con l’obiettivo di rendere maggiormente conosciuti questi progetti e i risultati conseguiti nella sperimentazione di nuove tecnologie utili alle applicazioni future delle strategie SMEM.

Anche l’Italia ha deciso di investire in questo ambito mediante un bando promosso da Agid, come spiegato da Mauro Drauli, che ha illustrato la call da 6,2 milioni di euro per la strutturazione di un sistema di early warning di cui i vigili del fuoco saranno beneficiari finali in solido con la protezione civile della Regione Siciliana. Sono più di 60 le aziende in corsa, a dimostrazione di un vivo interesse per la materia e della disponibilità di professionalità e competenze per lo sviluppo delle tecnologie.
Un triplice intervento degli organizzatori ha chiuso i lavori del convegno.

Il responsabile della comunicazione Luca Cari ha fornito le statistiche sui KPI di performance nei primi mesi di attività dell’account Twitter ufficiale dei vigili del fuoco, effettuando un excursus sulla linea editoriale intrapresa per la gestione di @emergenzavvf

Il secondo contributo è stato quello del direttore centrale per l’Emergenza e il Soccorso tecnico Giuseppe Romano sui prossimi step della digital strategy dei Vigili del Fuoco che prevede lo sbarco su Facebook e Instagram con account votati maggiormente all’informazione e alla prevenzione.

La novità principale in riferimento alla comunicazione dell’emergenza, invece, è rappresentata dal progetto del “Social Media Volunteers Pool”, un panel di utenti certificati e riconosciuti come affidabili in caso di segnalazione e diffusione di informazioni su eventuali eventi critici. Il progetto, in fase di strutturazione, utilizzerà un tool dedicato e sviluppato ad hoc per consentire la profilazione degli utenti e la gestione della futura community.

Infine, ha chiuso i lavori il direttore centrale per le Risorse logistiche e strumentali Guido Parisi, con un intervento che ha delineato una forte motivazione da parte dei Vigili del Fuoco verso il percorso intrapreso, sottolineando come le risorse finanziarie, oltre che umane e professionali sono fondamentali per sostenere questo percorso di innovazione.

Terminato il convegno abbiamo lasciato la sala con un’impressione generale positiva dell’approccio SMEM pensato dai Vigili del Fuoco, portando con noi alcuni interrogativi e una certezza.

Vorremmo capire se e come verrà costituita, una struttura di social care ad integrazione delle sala operative che possa accogliere richieste di soccorso o informazioni utili in tempo reale, direttamente dai social.

Un’altra curiosità riguarda l’evoluzione del progetto dei volontari digitali che potrebbe trovare nella strutturazione, alcuni punti di contatto con il percorso #socialProCiv.

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    “SMEM: expectation and challenges” | Lo sbarco sui social dei Vigili del Fuoco

La certezza con cui siamo tornati a casa è quella che le gesta dei Vigili del Fuoco avranno grazie ai social media, 140 caratteri in più e tanti altri strumenti per raccontare e testimoniare l’operato, il sacrificio e la dedizione di migliaia di uomini che operano ogni giorno per la serenità e la sicurezza di tutti i cittadini.